venerdì 9 ottobre 2009

Muse: Rock da playlist e pubblico mp3

THE RESISTANCE Il nuovo disco dei Muse, pubblicato dalla Warner, contiene 11 brani, tra i quali il sinfonico Exogenesis. In Italia l’album è nei negozi dall’11 settembre. Le due tappe italiane del tour, il 21 novembre a Bologna e il 4 dicembre a Torino , sono giá sold out.

«I Muse sono la più grande band di tutto l'universo»: così recita la pagina inglese di Wikipedia dedicata al gruppo di Matthew Bellamy, il giorno in cui lo incontriamo per la presentazione di The Resistance. I Muse sono ambiziosi, anche se non fino a voler dominare il cosmo. Infatti, la frase è stata prontamente rimossa poco dopo: il loro quinto album unisce rock a musica classica, citazioni di Chopin a riferimenti ai Queen e ai suoni sintetici dell'r'n'b, con testi e temi politici ispirati a 1984 di George Orwell.

La "Resistenza", spiega a Wired Italia il leader Matthew Bellamy, è quel fenomeno crescente di chi protesta contro lo stato delle cose, e non vuole solo un cambio di leader o di partito, ma un mutamento più profondo del sistema. «Esploro questa idea romantica che l'amore sia una forza che può aiutare i cambiamenti, una sorta di potere di fuga come in 1984, dove è un'espressione di libertà», racconta.
«Ma credo che le cose siano migliori oggi rispetto agli anni '60 e '70, quando le radio e le tv erano davvero molto influenti sul pensiero della gente. Internet permette di fare ricerche autonome e formulare idee indipendenti».

Cosa sono i Muse oggi, se non sono la «più grande band dell'universo»?
«Siamo la band della generazione degli mp3, perché i nostri dischi sono come una playlist su un lettore digitale, in cui trovi diversi stili e generi. Oggi la gente è più aperta alle diversità musicali di quanto lo fosse vent'anni fa, quando si pensava che un gruppo dovesse essere rock e basta, o punk e basta. La maggior parte delle persone che conosco mette nell'iPod ogni genere di musica e credo che i Muse riflettano questo cambiamento di prospettiva».

Spesso i musicisti si lamentano degli mp3, perché li associano a musica di bassa qualità.
«Quando dico mp3 non intendo necessariamente il formato audio - che fa schifo anche a me - ma l'idea di avere a disposizione molta musica diversa contemporaneamente. Per anni il pubblico è stato obbligato a comprare dischi interi, e gli album sono ancora importanti per molti. Ma se qualcuno vuole avere solo due o tre canzoni, glielo si deve permettere».

The Resistance, allora, è un album o un insieme di canzoni?
«Credo che il risultato che abbiamo ottenuto è che funziona bene come opera, ma anche nei singoli brani: chi vuole il rock, si potrà prendere un paio di canzoni, chi vuole ballare, alcune altre, chi vuole la musica classica, la fine del disco».

L'album si chiude appunto con Exogenesis, una sinfonia in tre parti. Come è nata?
«È un esperimento che non credevo sarebbe finito sull'album, partito da una base di piano e da un'idea di arrangiamento orchestrale che avevo in testa da un po'. Poi abbiamo aggiunto basso e batteria per farlo sembrare una canzone dei Muse e l'abbiamo inciso a Milano, alle Officine Meccaniche (sono gli studi di Mauro Pagani, famosi per l'unione tra tecnologie avanzate di incisione e strumenti vintage, ndr). Abbiamo usato anche 23 orchestrali, alcuni dei quali della Scala».

In Undisclosed Desires, invece, non ci sono né piano né chitarra ma soprattutto elettronica e campionamenti.
«Volevamo incidere una canzone in cui usare suoni che non abbiamo mai sperimentato, come drum machine, loops, un basso "slap" stile anni '80... E io non ho suonato niente. Ho curato solo qualche arrangiamento, e la voce, spesso filtrata dal vocoder. Poi abbiamo ricomposto tutto digitalmente».

Insomma, non volete più essere una rock band?
«Continuiamo a sentirci una band, anche in studio. Ma ogni tanto vogliamo evitare di rifugiarci nella nostra zona di sicurezza, che sono le chitarre: è facile prenderne una e fare casino. Ormai usiamo da tempo software di registrazione come ProTools, che ti permettono di registrare e di riscrivere ogni idea musicale appena ti viene, senza dimenticarla o senza doverla reincidere decine di volte. Anche se lavorare su un software può essere lungo e noioso».

Avete scelto Twitter per annunciare il titolo del disco e la tracklist, e visto che ci siete anche per raccontare il vostro tour promozionale... Chi di voi lo usa davvero?
«L'esperto è soprattutto Chris (Wolstenholme, il bassista, ndr), io lo uso soltanto da poche settimane. Twitter è immediato, lo puoi gestire dal telefonino senza doverti mettere di fronte a un computer e permette ai fan di capire che ci sono delle persone nel gruppo che fanno anche cose banali fuori dalla musica. A noi invece permette di capire che tipo di gente ascolta la nostra musica, a seconda di come ci rispondono».

Fonte: http://www.wired.it

Devo essere sincero, a me piace un pò di più il vecchio album ma questo ha uno stile davvero molto particolare, con una buona dosa di classica che lo renderà di certo senza tempo. Mi sento di consigliare particolarmente Unnatural Selection e Exogenesis: Symphony Pt.1, sono assolutamente fantastiche. E ci sarò a Bologna! YEAH!