lunedì 27 novembre 2006

Btl: l'auto che va ad immondizia

Una vettura che va a biomassa


Le avevamo sentite tutte ma questa proprio ci mancava: un'automobile alimentata con i resti organici di cucina. La rivoluzione si chiama Btl (Biomass to liquid) ed è ancora sconosciuta e consiste nella trasformazione dei materiali di origine biologica, cioè biomassa, in combustibile liquido.

Il Btl rappresenta in pratica la seconda generazione del biodiesel. E' una tecnologia che permette di trasformare qualsiasi tipo di biomassa - non solo frutti, bensì anche i resti dell'insalata oppure le bucce del cocomero d'estate - in combustibile liquido.

La Choren Industries sta costruendo a Freiberg, in Sassonia (est della Germania) la prima fabbrica commerciale al mondo di Btl, che dalla fine del 2007 comincerà a produrre diesel sintetico attraverso la lavorazione di materiali di origine biologica.

Il procedimento è in due fasi: il materiale organico prescelto, quale che esso sia, viene bruciato e diviso così nelle sue componenti molecolari. Le sostanze indesiderate come lo zolfo, l'azoto oppure i minerali eccedenti vengono tolte filtrando il fumo, finché resta il cosiddetto gas di sintesi, composto esclusivamente da idrogeno e ossido di carbonio.

Superata questa prima fase, sviluppata espressamente per la nuova fabbrica di Freiberg, le molecole gassose così ottenute vengono raggruppate in catene di idrocarburi come i combustibili fossili, i quali non sono altro che una mescolanza dei più diversi idrocarburi. Per questa seconda fase gli ingegneri della Choren si servono della cosiddetta "Sintesi Fischer-Tropsch", inventata 80 anni fa da Franz Fischer e Hans Tropsch, due ingegneri della Germania guglielmina.

Con una temperatura intorno ai 300 gradi ed una alta pressione, idrogeno e carbonio ottenuto dall'ossido di carbonio vengono combinati insieme attraverso una reazione guidata da appositi catalizzatori. Il vantaggio di questa nuova tecnica è l'irrilevanza della materia prima, che possono essere i resti di cucina, le stoppie della mietitura del grano, i trucioli della lavorazione del legno o intere piantagioni coltivate non per alimentazione umana o animale, bensì solo per produrre energia.

Ma la vera difficoltà del biodiesel di seconda generazione è la disponibilità di materia prima per le fabbriche che, come quella di Freiberg, dovrebbero arrivare a produrre circa 18 milioni di litri di diesel all'anno. I conti tornano solo se la biomassa arriva da una distanza inferiore ai 60 km. Per questo al dislocazione delle fabbriche deve essere in luoghi nevralgici.

Solo in Germania, tuttavia, esistono 12 milioni di ettari di terreno coltivabile, ed attualmente solo 1,7 milioni di essi sono usati per coltivare materie prime rigenerabili. Questa superficie può arrivare a quattro milioni di ettari.
L'obiettivo è arrivare a produrre un quarto del combustibile necessario all'Unione Europea mediante biomassa, rispetto al 2% attuale.

Per arrivare a questo risultato è necessario migliorare un passaggio intermedio: la biomassa, per essere trasportata più agevolmente ai luoghi di trasformazione, dovrebbe essere prima resa liquida. A questo scopo nei prossimi anni sarà destinata una parte dei 15 milioni di euro che ogni anno in Germania vengono destinati alla ricerca sul Btl.

Fonte: http://www.repubblica.it

:D Che figata! Tra un po arriveremo ad avere un "Mr Fusion" personale!