Il diavoletto di Maxwell diventa realtà.
Gli scienziati di Edimburgo danno vita ad un minuscolo
meccanismo immaginato 150 anni fa dal fisico scozzese.
Un congegno incredibilmente piccolo le cui parti sono singole molecole
Emula funzioni già presenti in natura e "sarà una rivoluzione".
Un micro-motore che potrebbe aprire la via alla creazione di nanomacchine microscopiche. L'idea del visionario fisico scozzese James Clerck Maxwell, che nel 1867 ipotizzò per primo un congegno della grandezza di un atomo capace di agire su scala microscopica, il noto "diavoletto", sta ora per diventare realtà grazie agli scienziati dell'Università di Edimburgo.
"Abbiamo un nuovo motore per una nanomacchina", ha annunciato David Leigh, un professore di chimica dell'università. Ma cos'è una nanomacchina? E' un congegno incredibilmente piccolo le cui parti sono singole molecole. In natura esiste già, ed è utilizzata in diversi campi: dalla fotosintesi al movimento dei muscoli, al trasferimento dell'informazione tra le cellule.
Da tempo gli scienziati stanno cercando di cogliere dalla natura i segreti della nanotecnologia, che opera su scale ridottissime. Un nanometro, infatti, corrisponde a un miliardesimo di metro, che è circa 80.000 volte più piccolo del diametro di un capello umano.
"Le nanomacchine consentono che la vita si sviluppi a livello molecolare. Il nostro nuovo meccanismo motore costituisce un piccolo passo verso l'emulazione di questa funzione tramite macchine artificiali", ha detto all'agenzia Reuters Leigh.
Il suo meccanismo immobilizza le particelle di grandezza molecolare che si muovono secondo il loro moto naturale. Una volta intrappolate, le molecole non possono scappare e questo è un risultato che non era mai raggiunto finora. Come aveva immaginato Maxwell 150 anni fa, non necessita di energia perché si alimenta con la luce. E proprio a Maxwell, Leigh riconosce un apporto fondamentale per la comprensione del comportamento della luce, del calore e delle molecole.
Se la nanotecnologia è già utilizzata nella cosmetica, nei processori per computer e nei pannelli solari, Leigh è convinto che la nanoscienza e la nanoingegneria potranno avere un grossissimo impatto sulla società, paragonabile a quello dell'elettricità, della macchina a vapore e di internet. Capire in che modo, è però più difficile. "E' un po' come chiedere all'uomo che ha inventato la ruota nell'età della pietra di immaginarsi l'autostrada", conclude Leigh.
Fonte: http://www.repubblica.it
La nanotecnologia avanza in silenzio!