Le due sonde Nasa furono lanciate in orbita nell'estate 1977: nel 2020
termineranno i contatti con la Terra. Ma il loro viaggio continuerà.
Viaggiano nel vuoto più assoluto dello spazio interstellare a una velocità di un milione e 600mila chilometri al giorno. Per loro il Sole è ormai una stellina come tutte le altre. Alle loro spalle vi è l'intero sistema solare che hanno percorso in trent'anni. Sono le sonde Voyager 1 e 2, partite rispettivamente il 5 settembre e il 20 agosto del 1977. Tra pochi anni si troveranno immerse nello spazio interstellare e cesserà ogni contatto con la Terra, ma il loro viaggio nell'Universo continuerà forse per migliaia e migliaia di anni.
E se un giorno incontrassero pianeti con esseri intelligenti, in grado di catturarle, potrebbero raccontare agli extraterrestri come è fatto il nostro pianeta. Perché a bordo portano un disco in oro dove sono raccolti suoni e immagini della Terra e una spiegazione su come ascoltarlo.
Ma al momento, nonostante il tempo e lo spazio trascorso dalla loro partenza - si trovano tre volte più distanti dal Sole di Plutone (il pianeta nano più lontano del sistema solare) - continuano a "parlare" con la Terra e a inviare informazioni. "Le missioni Voyager sono una leggenda negli annali dell'esplorazione spaziale: hanno aperto i nostri occhi sull'enorme varietà di oggetti che esistono nel sistema solare e hanno eseguito la più importante ricerca d'insieme dei pianeti che ruotano attorno al Sole", ha spiegato Alan Stern, responsabile delle missioni scientifiche della Nasa.
Durante i primi dodici anni di esplorazione, le Voyager hanno fornito un dettagliato quadro di Giove, Saturno e dei lontani pianeti Urano e Nettuno. Tra le più importanti scoperte vi è l'atmosfera assai turbolenta di Giove: al suo interno vennero messe in luce dozzine di uragani, oltre a quello più noto che dà vita alla gigantesca Macchia Rossa.
Le due sonde hanno scoperto che un satellite di Giove, Io, possiede vulcani attivi che eruttano zolfo. E hanno svelato che su Europa, un'altra luna di Giove, c'è un oceano coperto dal ghiaccio che potrebbe ospitare qualche forma di vita. Attorno a Saturno hanno fotografato vere e proprie onde che interessano le particelle di ghiaccio che compongono i suoi anelli. E hanno osservato da vicino le atmosfere verdi e azzurre di Urano e Nettuno come mai telescopio terrestre era riuscito a fare.
Ma ora il loro viaggio volge al termine: hanno raggiunto i confini dell'eliosfera, ossia il punto più distante dove l'azione del Sole blocca quasi tutte le radiazioni che giungono dallo spazio interstellare. Voyager 1, che ora si trova a 15,5 miliardi di chilometri dal Sole, vi è arrivato nel 2004 ed ora sta superando quella frontiera. Gli strumenti stanno studiando ciò che succede quando il vento solare (le particelle cariche emesse dal Sole) si scontra con i gas estremamente rarefatti che giungono dallo spazio profondo.
Voyager 2 (a 12,5 miliardi di chilometri dal Sole) raggiungerà tale fascia alla fine di quest'anno.
A trent'anni di distanza le due sonde sono in grado di mantenere in vita alcuni strumenti e di trasmettere i dati alla Terra, grazie ad un generatore a radioisotopi che oggi produce poco più di 300 Watt. I debolissimi segnali vengono captati dal Deep Space Network della Nasa, un sistema di potenti antenne che si trovano in diverse parti del pianeta, e raggiungono il nostro pianeta in 12-14 ore. Fino al 2020, quando il generatore atomico terminerà di funzionare.
Fonte: http://www.repubblica.it
Ciao Voyager, mi raccomando, non fare tardi! Voglio che torni a casa entro le 11!