È lungo poco più di un millimetro e mezzo il piccolo "robot granchio" sviluppato da un gruppo di ricercatori del Nano/Micro System Laboratory dell'università di Seoul, e presentato al pubblico in un articolo intitolato Creazione di un metodo di fabbricazione per un robot a celle ibride di lunga durata: la particolarità del piccoletto è appunto la sua doppia natura, poiché è spinto da un piccolo frammento di muscolo cardiaco, ricavato dal tessuto del cuore di un ratto, innestato su un substrato plastico.
La struttura inorganica è costituita da PDMS (polydimethylsiloxane), un polimero noto per la sua biocompatibilità: utilizzandolo come base, gli scienziati coreani pongono una cellula prelevata da un esemplare appena nato di ratto, per poi lasciar sviluppare un tessuto che andrà a ricoprire l'intera superficie.
Il meccanismo di movimento si basa su due file di piedi: tre sono lunghi 1200 micrometri, altri tre appena 400 (un micrometro è pari ad un millesimo di millimetro). Grazie ad una spinta alternata delle estremità, il nano-granchio è capace di spostarsi alla rispettabile velocità di 100 micrometri per secondo (1 decimo di millimetro): ma soprattutto è in grado di farlo per un lungo periodo, avendo coperto, durante gli esperimenti, la notevole distanza di 50 metri nel corso di una settimana e arrivando a camminare per dieci giorni consecutivi.
Nell'articolo si legge: "Con la crescita di tessuto di ratto su un substrato di polimero, per la prima volta è stato dimostrato il movimento di un robot alimentato da cellule". Secondo gli studiosi si tratterebbe del primo esempio di studio a lungo termine dell'impianto di cellule cardiache su un microrobot.
Ma quali sono i possibili utilizzi? Sempre dalle pagine dello studio: "L'utilizzo potenziale di questo tipo di microrobot comprende il suo impiego in piccoli condotti, magari per rimuovere ostruzioni di vario tipo che possono essersi accumulate bloccando il passaggio". Gli scienziati ipotizzano che potrebbe bastare il movimento ad eliminare il problema, oppure il robottino potrebbe essere equipaggiato di una piccola quantità di sostanza che dissolva il materiale da eliminare.
L'utilità è evidente. In futuro dissolvere i trombi e sbloccare le arterie sarà un gioco da ragazzi: basterà liberare qualche nano-granchio nell'organismo del paziente per garantire una rapida risoluzione del problema. Alla faccia di chi ha paura che i nanocosi facciano male.
Fonte: http://punto-informatico.it
Alla faccia, questo sì che è un pass avanti per la nanotecnologia!