lunedì 26 gennaio 2009

Un «passo» verso il teletrasporto: esperimento tra due atomi

il risultato della ricerca americana pubblicato su science: per la prima volta realizzato un trasferimento di caratteristiche senza l'azione di un terzo elemento.

La parola teletrasporto fa pensare a Star Trek: ma la distanza tra scienza e fantascienza resta enorme.

Il teletrasporto della fantascienza di Star Trek ha compiuto un passo importante verso la realtà. Protagonisti, per il momento, non sono due astronauti ma due atomi.

Può sembrare poco e invece il balzo compiuto è giudicato importante non tanto per gareggiare con Star Trek, ma per vedere come più vicina e possibile la mitica frontiera dei computer quantici.

Due gruppi di ricerca delle università americane del Maryland e del Michigan per la prima volta sono riusciti a teletrasportare le caratteristiche di un atomo A ad un altro atomo B distante un metro. Così si è svolto, in modo semplificato, l'esperimento.

L'atomo A è stato portato in una condizione quantica bombardandolo con un impulso di microonde. Entrambi gli atomi venivano poi irradiati con impulso laser provocando l'emissione da parte di ciascuno di un fotone.

Il fotone A provenendo da un atomo in condizione quantica aveva una certa informazione diversa da quella di B non trattato. È stato in questa fase che gli scienziati esaminando i fotoni hanno scoperto che grazie al fenomeno dell'«entanglement» l'atomo B aveva assunto le caratteristiche di A.

Decifrare e spiegare i fenomeni quantistici senza le formule è arduo, ma questo, molto in sintesi e semplificato, è quello che è accaduto con grande soddisfazione dei ricercatori autori di un progresso significativo in un campo di studi di grandissimo interesse pratico.

«In passato – ha spiegato Christopher Monroe, leader del gruppo dell’Università del Maryland - si erano ottenuti fenomeni di teletrasporto fra fotoni, fra fotoni e atomi e fra atomi, ma sempre con l'azione intermediaria di un terzo elemento esterno. Questa volta il teletrasporto è assolutamente pulito e realizzato direttamente fra due atomi senza alcun aiuto».

Il risultato è pubblicato sulla rivista scientifica americana Science. «Il nostro sistema – aggiunge Monroe – ha la possibilità di formare la base per un ripetitore quantico di grande scala che può costituire una rete di memorie quantiche su distanze molto elevate. Inoltre, può essere utilizzato per effettuare operazione quantiche creando il componente di base di cui ha bisogno il futuro computer quantico».

Le ripetizioni della parola «quantico» possono sembrare disdicevoli, ma in tal caso è meglio essere chiari ed evitare fraintendimenti. I computer quantici oltre ad essere molte volte più potenti e immensamente più veloci rispetto agli attuali e ad essere impiegati nei difficili calcoli di crittografia per costruire codici segreti capaci di proteggere soprattutto le comunicazioni, si prestano ad una varietà di applicazioni oggi impensabili.

È per questo che le ricerche delle due università sono state finanziate oltre che dalla National Science Foundation anche da un contratto del US Army Research Office.

Fonte: http://www.techtown.it

Riuscirò mai a vedere un computer quantico?