Forme di demenza come l'Alzheimer e la demenza vascolare insorgono in
media cinque anni dopo quando il soggetto è bilingue. E' quanto emerge
dal più grande studio del genere mai effettuato, condotto nella città
indiana di Hyderabad, dove il bilinguismo è la regola. Secondo gli
autori, il passaggio continuo tra suoni, parole, concetti e strutture
grammaticali di due lingue diverse potrebbe costituire una forma
naturale di allenamento del cervello
Parlare abitualmente una seconda lingua non è solo un vantaggio nel
lavoro e per muoversi nel nostro mondo sempre più globalizzato. Nelle
persone che parlano due lingue, infatti, l'insorgengere delle demenze si
presenta in media cinque anni dopo rispetto a chi ne parla una sola: il
risultato è apparso sulla rivista “Neurology”
a firma di un gruppo di ricercatori dell'Università di Edimburgo e del
Nizam's Institute of Medical Sciences di Hyderabad, in India, coordinato
da Suvarna Alladi.
Gli autori sono arrivati alla conclusione
analizzando i dati di 648 soggetti indiani con diagnosi di demenza. La
scelta è caduta sull'India perché il paese offre un'opportunità unica di
studiare il bilinguismo, che altrove riguarda popolazioni etnicamente e
culturalmente differenti da quelle monoligua. In luoghi come Hyderabad,
la settima città dell'India in ordine di grandezza, il bilinguismo è
invece la regola e il monolinguismo l'eccezione.
Gli autori
ipotizzano che il passaggio continuo tra suoni, parole, concetti,
strutture grammaticali e norme sociali di due lingue diverse rappresenti
una naturale forma di allenamento del cervello, forse più efficace di
qualsiasi altro esercizio studiato appositamente.
La scoperta
deriva dalla statistica dell'età d'insorgenza di differenti tipi di
demenza, tra cui la malattia di Alzheimer, la demenza vascolare, causata
da lesioni ischemiche che determinano la distruzione multifocale del
tessuto cerebrale, e la demenza fronto-temporale, caratterizzata da una
degenerazione dei lobi fronto-temporali del cervello. Il bilinguismo è
emerso come unico fattore correlato alla ritardata insorgenza media
della demenza. anche dopo che sono stati controllati altri fattori, come
il livello di scolarità, il genere, l'occupazione professionale, o il fatto che il soggetto vivesse in un ambiente urbano o in campagna.
"Questi
risultati portano a ipotizzare che il bilinguismo influisca sulla
demenza con più efficacia di qualunque farmaco disponibile attualmente”,
ha spiegato Thomas Bak, ricercatore dell'Università di Edimburgo che ha
partecipato alla ricerca. “Di conseguenza, lo studio delle relazione
tra bilinguismo e cognizione è una delle nostre maggiori priorità, e
saranno necessari ulteriori studi per determinare il meccanismo che
causa il ritardo nella comparsa di demenza".
Fonte: http://www.lescienze.it
Bene, e allora perchè io sono un demende già adesso?